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Immagine del redattoreFrancesca

Perdere il tuo animale. Lettera e Video

Aggiornamento: 22 lug 2023

Quanto è doloroso dover dire addio a chi si ama. Lo è ancora di più se con quell'individuo abbiamo condiviso le nostre giornate, la nostra quotidianità e il nostro affetto. Quando muore il nostro animale, muore una parte di noi.


Ognuno dovrà trovare il proprio modo per elaborare il lutto, ma esistono alcuni 'riti di transizione' che possono aiutarci in questa fase così delicata. Non cancelleranno mai il dolore, perché quello vivrà sempre insieme a noi, ma ci aiuteranno ad affrontarlo, osservarlo e gestirlo in maniera diversa.


Io posso raccontarvi cosa ha aiutato me quando ho perso il mio.

Non ho cercato spunti, semplicemente ho fatto ciò che mi diceva il cuore.

Avere delle cose da fare e avere il modo di esprimere tutta la sofferenza che avevo dentro, mi ha dato la possibilità di elaborare il lutto.

Elaborare un lutto non significa dimenticare, ma dare una giusta collocazione a quel dolore che non svanirà mai.


FARE UN RITRATTO


A me personalmente piace molto disegnare quindi, ho voluto cominciare proprio da qui.

Se avete degli hobby che potete utilizzare in modo da inserire il vostro cucciolo all'interno di questo momento, vi consiglio di utilizzarli. Potrebbe essere la fotografia, la creazione di gioielli, cantare, comporre una canzone, suonare, cucire.. Qualsiasi contesto vi renda appagati, andrà bene.


VIDEO MOTIVAZIONALE


Raccogliere tutte le foto e i video di 16 anni di vita insieme è un modo per offrirgli uno spazio di ricordi tutto suo.

Potete creare anche un album di foto o fare un collage.



LETTERA


IO SONO CON TE, TU RESTI CON ME

E adesso non sei più qui.

Manchi nelle mani, interminabili carezze, le nostre coccole.

Negli ultimi anni era diventato un pò più difficile prenderti in braccio mio gatto ciccione e anche tu ti infastidivi e diventavi sfuggevole. Ma quante volte ci hai cercato tu con quel musino, con quei tuoi sguardi intelligenti, con le tue affettuose testate.

Manchi agli occhi e alle orecchie con quel saluto che facevi ogni volta che entravamo nella stanza dov'eri tu.

Come se avessero strappato un pezzo di me. Ecco come mi sento.

E non m’importa che gli altri capiscano. Non mi tocca che mi diano dell’esagerata, della tragica. Tutto questo dramma per un gatto. Loro non capiranno mai cosa si prova a condividere 16 anni della propria vita con un animale. Perché loro non c’erano mica. Non c’erano qui. Non erano con noi.

Non c’erano nel momento in cui ho cambiato scuola e mi sentivo persa. Quando mia madre mi ha guardata negli occhi e ha detto vai, informati. Quando sono tornata dicendo che potevamo scegliere tra un maschietto e una femminuccia. Io volevo un maschio e, casualmente, eri rimasto solo tu. Il destino forse.

Quando ti abbiamo portato a casa accoccolato al petto di mamma; quanta paura che avevi. Tutto nuovo, tutto strano. Ma ti sei subito sentito a casa. Moltissimo amore ti attendeva, moltissimo amore hai ricambiato. Eri semplicemente perfetto.

Quando hai fatto i bisogni nella sabbietta la prima volta e ti ho dato dei crocchini tutta orgogliosa. Me lo ricordo bene quel mattino, poi, sarei andata a scuola.

No, mio piccolo Niky, non c’erano loro quando ti ho insegnato a salire la scaletta di ferro che portava al mio letto. E a scendere ovviamente. Imparavi in fretta mia piccola peste. Con le mie idee malsane, ti ho insegnato a buttarti dall'armadio fino al letto di mamma e papà. Ammetto di averlo fatto anche io, ssh ,rimmarrà un nostro segreto questo.

Non c’erano quando rispondevi al telefono, squillava, tu correvi, buttavi giù la cornetta e te ne andavi.

Non c'erano quando papà ti ha insegnato a giocare con le monetine. Si, riconoscevi le 50 lire. Eri un portento. Quando mettevi i soldi nella ciotola per avere del cibo. Non ho ancora capito perchè se dovevi giocare trovavi i 10 centesimi, mentre se dovevi mangiare usavi i 2 euro. Non c'erano quando te le lanciavamo sull'armadio e tu andavi a riprenderle come un cane.

Le riportavi e chiedevi ancora e ancora di giocare.

Non c'erano quando giocavamo a nascondino e ci trovavamo sempre. Ovviamente tu eri più bravo. Partivo svantaggiata sicuramente, ma quante risate. Eri unico.

E neanche quando insieme alle mie sorelle acquisite ti prendevamo in giro perché ascoltando i nostri discorsi adolescenziali facevi delle facce che dicevano: ma che cazzo dicono queste. Le vocine che non ti facevamo poi, ti abbracciavamo ed eri diventato la nostra quarta amica del cuore.

Quando mi piaceva qualcuno e te lo presentavo e tu accuratamente lo annusavi e decidevi se graffiarlo o meno. Usciva di casa e ti chiedevo “Cosa dici? Va bene questo?” e mi guardavi compatendomi. Da quel che ricordo, solamente uno è stato aggredito. Per il resto, sei sempre stato un gatto molto socievole, bravissimo sostituto della mamma in portineria, ti mancava solo la parola.

Loro non c’erano quando abbiamo dormito appiccicati tutte le sante notti. E nemmeno quando facevo su e giù dalla scaletta per portarti con me e poi tu puntualmente scappavi nel lettone accanto a papà.

Non c’erano quando mangiavo i fonzies e tu impazzivi, neanche fosse stata erba gatta. Uno strappo ogni tanto l'ho fatto.

Tutto questo dramma per un gatto.

Ed eravamo sempre e solo io e te quando arrivavo a casa piangendo in preda a qualche delusione e tu ti accoccolavi al mio fianco facendo le fusa. Ti ho sentito, sei sempre stato presente nei miei successi e nelle mie cadute.

Non c’erano quando giocavi a unghie spianate con le mie braccia e quanto sangue ho versato. Il tatuaggio migliore l hai fatto tu sopra il mio cuore. Lo so, lo so che non l hai fatto apposta e che ti sei solo spaventato. Tranquillo. Sarà sempre il mio trofeo! Quanto mi sono infastidita quando un medico mi ha detto che potevo toglierlo. Mai.

Non c’erano quando ti 'facevi' la mia gamba o il mio braccio ed io, che ti dicevo dai Niky non è il caso. Soprattutto se erano le tre di notte e, dal dolore dei tuoi denti conficcati nelle mie caviglie, ti arrivavano dei calci da non poco.

Quando ti ho provato a portare col guinzaglio a vedere il mondo, che in tutto quel verde e stimoli stavi dando di matto. Non sei mai stato tanto coraggioso in effetti. In Croazia hai avuto paura del mare immobile.

Loro non c’erano mica.

Erano tutti impegnati a non avere nessuno come te a cui dare affetto, mentre io ero con te a raccontarti la giornata di merda a scuola, le litigate , i giorni no.

No, non c’erano quando ti portavamo in camper col guinzaglio, tu ti toglievi la pettorina ma non scappavi. Rientravi semplicemente dentro e ti mettevi a letto. Ci hai fatto prendere un sacco di spaventi.

E neanche quando giocavamo a calcio e tu facevi il portiere: le paravi sempre tutte.

Non c’erano quando ci annusavi e ti appoggiavi su di noi quando eravamo malati.

Non c’erano quando hai consumato qualcuna delle tue vite per colpa dei calcoli renali.

E corse notturne dalla guardia medica. Eravamo noi insieme a te. Non c'erano quando ti abbiamo presentato quella rompina adorabile di Safirya. Vi siete odiati e amati immensamente.

Tutto questo dramma per un gatto.

Ovvio, loro non c’erano. Non c’erano ogni mattina che tu sentivi la sveglia prima di me, anzi, prima che suonasse, quei dieci minuti che io non capirò mai come riuscivi ad azzeccare a prescindere dall'orario in cui la puntavo, che variava, ma tu niente, dieci minuti prima, seduto a un centimetro dalla mia faccia, con quella zampetta maledetta ad accarezzarmi la faccia. E se non ti consideravo tu comunque aspettavi che i miei occhi si aprissero per guardarti sorridendoti. Allora tu ti avvicinavi e mi davi una delle tue musate affettuose. Naso e naso era la nostra coccola migliore.

No Niky, non mi aspetto che mi credano. Penseranno che sto esagerando, estremizzando, fantasticando per rendere più coinvolgente e commovente il racconto. Certo, è normale, loro non c’erano.

Neanche quando Naiara ti ha cercato una notte intera per tutta Bustogarolfo, con Saffy dietro di lei. E tu tranquillo e come se niente fosse, ti sei ripresentato la mattina dopo.

Non c'erano quando vomitavi di proposito per farci dispetto se venivi lasciato a casa da solo qualche ora in più.

Non c'erano quando facevi il difficile con la pappa.

No, non c'erano quando cercavi di bere dal bidè.

E non c'erano durante le mie crisi di pianto. Io lasciavo che tu fossi l’unico essere vivente a vedermi in certi stati. Perché tu sapevi cosa fare. E lo hai sempre fatto. Certe cose le ho dette solo a te. Certe lacrime le ho piante solo sulla tua spalla.

No, loro non c’erano. Non c'erano quando diventata grande me ne sono andata di casa e non potevo portarti con me. Una delle decisioni più difficili, ma ho pensato al tuo bene. Tu avevi bisogno di avere sempre gente attorno e mamma e papà avevano bisogno di te. Quanto sono stata male i primi mesi. Quanto mi mancavi. Poi, venivo a trovarti e tu non ti eri dimenticato della tua sorellina rompiscatole. No, tu eri il primo a venire alla porta a salutarmi. Sempre. Non c’erano quando ti ho fatto incontrare Aki. Quante liti e, successivamente, quanto amore. Neanche quando abbiamo visto cadere il tuo primo dentino a pochi mesi e, l'ultimo verso la fine di tutto. Neanche quando la tua gengiva si è ingrossata e ti abbiamo portato dal veterinario che ci ha detto del tumore. Stavolta ha vinto lui. L'avrei potuto afferrare a mani nude e strappartelo se solo fosse servito a qualcosa. Inutile. Sei stato operato e poi, eccolo di nuovo. Non c’erano quando il mio pre lutto l’ho consumato da sola in casa insieme a te. Forte per il mio fratellino, facendo la scema per farti mangiare qualche boccone in più e farti reagire.

Quando scoppiavo a piangere e tu arrivavi. Arrivavi sempre.

“Non piangere sorellina” c’era in quelle carezze che facevi col muso sul mio mento. Asciugandomi il viso zuppo. Non c’erano nella nostra ultima notte insieme.

Io che non volevo dormire per prendermi ogni tuo gesto, tu che con la forza di un leone mi sei stato accanto. Andavi a bere e tornavi immediatamente al mio fianco. Una delle notti più dolci e belle della mia vita. E non c’erano stamattina quando mi sono disperata davanti alla clinica veterinaria. Il mio migliore amico, la mia storia d’amore più lunga, un pezzo di me. Ringrazio ogni giorno di averti avuto al mio fianco per tutto questo tempo.

O forse lo maledirei per averti fatto partire troppo presto.

Non c’erano quando ho preso un respiro cercando di non piangere e ti ho dato un bacio e cento, mille carezze dicendoti addio.

Non dovevi vedermi disperata, ma lo so che lo hai sentito. Perché tu sei tu.

Loro non capiranno mai e non m’importa.

Loro non c’erano e non ci sono nemmeno ora che ti scrivo questa lettera piangendo senza riuscire a smettere un attimo, per dirti di andare piccolo mio, vai, riposati fratellino, mi hai dato tutto, ora puoi riposare.

Io spero di averti regalato una vita bella, ti giuro che ce l’ho messa tutta.

Ti ho amato come un fratello, mio immenso Niky.

Tutto questo dramma per un gatto.

Nessuno capirà mai, loro non c’erano.

Loro non ci sono nemmeno ora, in questa casa improvvisamente vuota.

Con questo senso di solitudine.

Manchi nelle mani.

Chi mi saluterà ora.

Il tuo 'miao' era pura luce e pura luce rimarrà dentro il mio cuore. Per sempre.


TATUAGGIO


Volevo qualcosa che potesse rimanere sempre con me, così ho deciso di rappresentare la sua zampina nel posto in cui si accoccolava sempre.


CIONDOLO PERSONALIZZATO


Quando si perde qualcuno si vive quel senso di non poterlo più avere accanto. Per questo motivo la ricerca di oggetti o cose del micio che possiamo tenere con noi diventa fondamentale per colmare quel senso di vuoto.

Mi sono fatta fare un anello e un ciondolo personalizzato in modo da poterlo portare sempre con me.




Francesca Biundo

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