Cosa si può dire della morte del proprio animale da compagnia?
Come accostare il discorso della transitorietà dell’esistenza umana alla scomparsa di un “semplice” animale?
Si potrebbe obiettare che alla sua morte non si possono effettuare tutti i riti che spettano agli esseri umani. Ma questa obiezione non ha fondamento perché subentra un vero e proprio legame: un legame d’amore. E non è proprio dell'essere umano stabilire tali legami con altri?
Con i nostri animali si crea un vero e scambio affettivo, si costruisce un mondo che è lo scenario della relazione, ricco, complesso, che riveste per l’uomo un’importanza immensa sotto il profilo psicologico. Un rapporto che è vitale in quanto reciproco.
Gli animali sono in grado di attivare operazioni cognitive ed emotive molto complesse, soprattutto i mammiferi, che sono dotati di un cervello “emotivo” sostanzialmente simile al nostro. A ciò si aggiunge che il concetto di lutto ha un significato ampio, inerente qualsiasi esperienza di perdita del legame, persino a prescindere dalla morte reale.
La morte uccide una parte di noi: quella che amava quell'affetto.
Non si potrà più essere uguali a prima. Il rapporto con l’animale crea un mondo comune solo ai protagonisti che lo creano e vivono, che l’esperienza della morte distrugge.
Questo credo sia ancora più vero per la relazione con l’animale, perché è basato molto sul gesto e poco sulla parola, sulla comunicazione non verbale e profonda.
L’elaborazione del lutto dovrà allora consistere nell'elaborazione
di un nuovo rapporto con il mondo: ciò che facevamo con l’altro, che eravamo con l’altro viene letteralmente seppellito. E’ la nostra morte attraverso la morte dell’altro.
In relazione ai momenti che seguono la morte hanno grande incidenza i rituali del lutto, che riconoscono la grandezza dell’evento e offrono a chi ha subito una perdita un intervallo di tempo separato dalla vita normale.
Il rito è lo strumento che le culture hanno nel tempo elaborato per aiutare l’individuo ad affrontare momenti molto emotivi. Il rito rispetta il tempo interno del lutto e lo aiuta, dà significato e contiene l’emozione, è rassicurante; aiuta l’elaborazione.
L’esperienza di chi perde il proprio animale è nella società occidentale quella di una rimozione e banalizzazione dei vissuti. Gli è negata la possibilità di esprimere ciò che prova perché la società non comprende e non accetta che si possa provare un legame profondo con un animale. Si vergogna, non sa bene come comportarsi. E così all'esperienza della perdita si aggiunge anche la solitudine, la sensazione di esclusione. Nessuno concepisce un congedo dal lavoro, nessuno accetta il pianto, manca un rito funebre socialmente condivisibile. La recente diffusione dei cimiteri per gli animali, o la possibilità di cremare, sono ancora poco conosciuti, non è facile reperire informazioni al riguardo e i costi sono a dir poco esagerati, se non principalmente a scopo di lucro.
Quanto più emozionalmente siamo legati a chi si è perso, più sarà intenso e lungo il lutto.
Ad ognuno il suo.
LA DEPRESSIONE
La perdita di un animale è un dolore importante che merita rispetto da parte di tutti e che non deve essere trascurato.
L'elaborazione del lutto gioca un ruolo importantissimo al fine di evitare gravi conseguenze psicologiche.
Una di queste è sicuramente rappresentata dalla depressione.
Esistono due i tipi di depressione legati al dolore per la perdita di qualcuno a cui si è voluto bene, sia che sia un nostro simile, sia che sia il nostro animale.
La prima è una depressione profonda ed è legata a tutti quegli aspetti che un lutto può comportare. La durata di questa fase dipende da persona a persona, alcuni ad esempio sono più soggetti a questa patologia; ma ci sono anche altri fattori da considerare, come l’età e le esperienze passate.
Il secondo tipo di depressione invece si manifesta con tristezza, pianto, agitazione ed inappetenza. Per superarla occorre procedere con molta calma e cautela.
L’ideale sarebbe far riaffiorare i ricordi legati a lui in sequenza temporale, da quando era cucciolo fino alla fine. Iniziate gradualmente, un ricordo alla volta, senza avere fretta.
Quello che vi accadrà, dopo la prima fitta di dolore, sarà il rimpianto e i sensi di colpa. Allontanateli dalla vostra mente pensando che gli avete saputo dare una casa, del cibo tutti i giorni e tutto l’amore che un essere vivente potrebbe desiderare.
Pensate anche a quanto è stato fortunato rispetto a tutti quei poveri animali torturati o abbandonati.
Alla fine di questo percorso avrete dei preziosissimi ricordi che nessuno potrà contaminare, distruggere o farvi dimenticare e col tempo inizierete a stare meglio.
Francesca Biundo
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