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Animali e gestione delle emozioni

Immagine del redattore: Francesca Francesca



Non possiamo chiedere a un cane o a un gatto di analizzare il proprio malessere e capire da dove proviene il disagio.





Se ci mettessimo di fronte a loro e tutti seri gli chiedessimo dei loro tormenti, otterremmo solo sguardi di perplessità come se dicessero:


che cosa vuole questo adesso?!



Gli animali sono molto più autentici di noi, più immediati, più istintuali nel senso che seguono maggiormente il proprio essere più profondo.

Non hanno bisogno di analizzarsi per cercare di comprendere ciò che gli sta accadendo.












Loro vivono il momento, il presente.










Da una parte questa cosa può sembrare solo positiva; dall'altra, la mancanza di autoanalisi, li rende talvolta incapaci di gestire e comprendere le emozioni primarie come paura, aggressività, ansia, stress o depressione.


Le emozioni, infatti, non sono una prerogativa umana.


Spesso la causa del loro perturbarsi siamo noi che di riflesso creiamo degli influssi negativi su di loro e non è raro che uno stato del proprio animale, faccia venire alla luce dei problemi nel proprietario. Quasi sempre infatti la causa del disagio è una situazione che l'animale vive o ha vissuto in famiglia.


L'atmosfera della sua quotidianità è determinante per la formazione comportamentale dell'animale e per il suo benessere psicofisico.



DI COSA HA BISOGNO UN ANIMALE


Un cane o un gatto richiedono pazienza, perseveranza, coerenza, rispetto, delicatezza.



Per non provare paura, devono senza eccezione potersi fidare di noi, devono sentire chiaramente di essere al sicuro e non sempre siamo in grado di garantire tutto questo.








Per cui, quando si deve risalire alle cause di un determinato disturbo, è essenziale chiarire il contesto psicologico in cui l'animale vive.







QUANDO CHIEDERE AIUTO


Un aiuto oggettivo si può avere da persone esterne che non sono nella relazione.

Meglio se competenti e in grado di dare suggerimenti concreti e pensati.


Per il proprietario diventa complesso fare un passo indietro e osservare le cose in modo distaccato.

Individuare i disagi che fanno soffrire il nostro amico a quattro zampe non è semplice perché ci siamo dentro anche noi con i nostri dubbi, le nostre paure e i nostri sentimenti.


Interrogarsi sulla qualità delle emozioni e sul benessere di un animale con cui abbiamo scelto di vivere finisce inevitabilmente per coinvolgerci, finisce per porre un riflettore sulla qualità e la natura del legame, della relazione che abbiamo instaurato.


Assumersi la responsabilità della salute

psicofisica di un altro essere, ci insegna spesso come assumerci la responsabilità anche della nostra salute e del nostro benessere.





OSSERVARE E OSSERVARCI

Conoscendo meglio gli animali con cui viviamo, il loro indissolubile legame con la natura, il loro desiderio di solitudine o di compagnia, la necessità di correre o di rifugiarsi in una tana, di esplorare, di osservare in silenzio o di comunicare, inevitabilmente ci fa comprendere qualcosa in più su noi stessi e sulla specie cui apparteniamo.




Un individuo che mostra segni di sofferenza all’interno di un nucleo famigliare catalizza necessariamente l’attenzione, sconvolge gli equilibri, trasforma, sia che sia umano o no.


Prendersi cura di quell’individuo vuol

dire prendersi cura anche di noi stessi

e dell’intero gruppo familiare.






Comprendere le emozioni e le reazioni altrui senza giudicarle, ci costringe ad osservare anche le nostre.


Questa autoanalisi ci porta ad accettare di compiere scelte e cambiamenti a volte molto difficili.

Ci assumiamo così la responsabilità della nostra salute, del nostro equilibrio emozionale e di quello degli individui che abbiamo accolto e ci spinge a fare un passo di crescita nel nostro essere umani.


Al contrario degli animali, noi viviamo di aspettative.

Possiamo raccontarci di non averne quando decidiamo di adottare un cane o un gatto, ma è impossibile non farci i conti.



Loro esistono e se non si avverano, iniziamo a stare male.

Subentrano errori su errori e momenti destabilizzanti per noi stessi e di conseguenza per tutto il nucleo familiare.



Le ferite che si aprono, i sensi di colpa, l' impotenza, i dubbi e la disperazione crescono giorno dopo giorno e non sai come uscirne. Tutte le certezze crollano e talvolta possiamo arrivare anche a non riconoscerci più.

Pensiamo di essere adeguati, di essere capaci, di essere pronti a scalare una montagna e poi ci rendiamo conto che anche se proviamo e riproviamo, non ce la facciamo e cadiamo giù, sempre più in profondità.


E' scontato volere il benessere dei nostri cuccioli.

In alcune situazioni però, forse non è così semplice perché non è mai tutto bianco o nero. Non basta dire che andrà tutto bene e che saremo perfetti.

La vita è fatta di sfumature, di difficoltà, di prove continue e la maggior parte di noi nonostante la determinazione e la voglia di dare il massimo, alla fine semplicemente non ce la fa.


Cerchiamo di fare del nostro meglio e proviamo a vivere e sopravvivere.


Ci colpevolizziamo per i nostri fallimenti, ma come dicevo all'inizio, siamo esseri umani e siamo fatti di emozioni, di traumi, di sentimenti e dolori che a volte non riusciamo a controllare.

La perfezione non esiste e come non potremmo garantirla a noi stessi, non possiamo renderla permanente e continua neanche ai nostri animali.

E' difficile accettare di essere imperfetti, di aver ferito qualcuno, di aver commesso degli errori e dirsi che va bene così.

No, non va bene così perché continua a fare male.


COSA FARE QUANDO LE EMOZIONI NEGATIVE TI INVADONO

Quello che possiamo fare è imparare dalle nostre cadute e fare meglio; solo così potremo migliorarci ed esserci consapevolmente per noi stessi e per gli altri.


Non dobbiamo aver paura di chiedere aiuto o consiglio a qualcun altro.


Una visione esterna, uno sguardo estraneo a tutta quella tempesta emozionale, può rimetterci sulla giusta via per trovare o tornare all'equilibrio psicologico tanto desiderato.

Non rimaniamo fermi, ma facciamo in modo che tutto il dolore non sia stato vano.




Francesca Biundo





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